La raffinazione, perno della transizione. Gli interventi di Spinaci e Clô alla presentazione del preconsuntivo Unem. Tutti i numeri del settore petrolifero nel 2020. Lo studio Rie sui trasporti al 2030 e al 2050

LogoVideoconferenza stampa di presentazione, 10 dicembre 2020

Nonostante un anno nero, la raffinazione italiana può restare centrale nel processo di decarbonizzazione: per farlo deve però poter intercettare i fondi europei per la ripresa, in particolare per alimentare le attività di ricerca e sviluppo e la realizzazione di impianti pilota che portino alla piena industrializzazione dei carburanti a basse emissioni, una tecnologia abbastanza matura che è già stata usata in tempi di guerra per la produzione di benzina e gasolio “autoctoni”. Così il presidente di Unem Claudio Spinaci ha inquadrato lo stato attuale e le prospettive nel breve del downstream petrolifero italiano, in occasione dell’evento online di presentazione del preconsuntivo petrolifero 2020. “Per un paese industriale – ha sottolineato Spinaci – è assolutamente necessario mantenere l’industria della raffinazione”. Nel corso dell’evento è stato presentato anche lo studio commissionato al Rie “Opzioni e prospettive per il trasporto marittimo, aereo e stradale al 2030 e al 2050” nell’ambito dei lavori del Gruppo strategico Carburanti e energie alternative per la mobilità di Unem guidato dall’a.d. di Esso Italiana Gianni Murano.Nel suo intervento (disponibile tra i materiali) Alberto Clô ha sottolineato la “schizofrenia tra come vanno realmente le cose e come le si vanno dipingendo” in materia di transizione e decarbonizzazione. “Anche in un anno orribile come il 2020 gas e petrolio rappresentano comunque il 75% dei nostri consumi. C’è voluto il virus perché questa quota scendesse. E scenderà anche nel lungo ma la narrazione dominante è che la transizione può dirsi cosa fatta, che la decarbonizzazione è anch’essa in fase avanzata. Sono due affermazioni totalmente non veritiere”. Negli ultimi 20 anni, ha aggiunto, “il ruolo delle fossili è aumentato, e non c’è da rallegrarsi. Ma la transizione energetica non sta andando avanti. è da fonte fossile il 63% della generazione elettrica. E questo dimostra che le rinnovabili elettriche hanno cannibalizzato il nucleare. Le cose sono nettamente peggiorate con il Covid, per via del clima di incertezza e rischiosità, delle difficolta economiche per le imprese che quindi rinviano o cancellano decisioni. La transizione regge su unico pilastro, gli investimenti. E la dinamica degli investimenti in Fer è stagnante da alcuni anni”. Nell’occasione è stato consegnato il Premio di Studio “Pasquale De Vita” – III Edizione.

 materiali della viedeoconferenza

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